lunedì 28 luglio 2008

Gallup: Obama 49%, McCain 40%



Barack Obama e' in testa su John McCain, nell'ultimo sondaggio Gallup Poll Daily tra gli elettori registrati a livello nazionale, con un margine di 9 punti, e cioe' 49% a 40%. Il sondaggio e' stato svolto tra il 24-26 luglio.

sabato 5 luglio 2008

Obama punta sul grigio


di Mario Calabresi, corrispondente di Repubblica



Da una decina di giorni ha lasciato gli abiti blu e veste di grigio o marrone, parla leggermente più lento, si muove e cammina più come un bravo figliolo che come un rapper, dice cose di buon senso e appare sempre più moderato. Gli si sono perfino imbiancati i capelli. «Il grigio procede velocemente», ha ammesso e potrebbe essere il suo nuovo slogan elettorale.


Lo spostamento al centro di Barack Obama ha toccato tutti i temi dell´agenda elettorale, oltre che la sua immagine. Dalla pena di morte all´Iraq, dalle armi alla religione ha fatto uno scivolamento verso posizioni meno radicali lasciando sbigottita la sinistra democratica e galvanizzando i commentatori conservatori che lo accusano di essere un voltagabbana.


L´ultima affermazione ad avere scatenato polemiche è venuta durante un discorso in North Dakota, in cui ha ripetuto che la guerra in Iraq è sbagliata ma ha aggiunto di essere pronto a «rimettere a punto» i suoi piani e la tempistica del ritiro dei soldati dopo che avrà incontrato i comandanti militari a Bagdad quest´estate. Perché, ha spiegato, bisogna tener conto della sicurezza delle truppe e farsi carico della stabilità dell´Iraq.


La squadra repubblicana ha reagito deridendolo: «Ha cambiato radicalmente posizione adottando quella di McCain e dimostrando che le parole non contano. Ci congratuliamo con lui per aver cambiato idea». Obama si è difeso ricordando che è l´unico ad essersi opposto alla guerra fin dal 2003 e intende chiuderla al più presto. Ma solo a marzo, la sua consigliera di politica estera Samantha Power era stata smentita e si era dovuta dimettere per aver detto esattamente le stesse cose.


La verità è che ora ogni dichiarazione di Obama viene letta cercando di inqudrarla in quel processo di spostamento al centro che caratterizzò le campagne di Bill Clinton. La svolta moderata non è un´invenzione dei media, è una scelta strategica di Obama che vuole vincere le elezioni e non ha nessuna intenzione di lasciare i moderati e gli elettori religiosi ai repubblicani.


Ed è una svolta che è partita dall´immagine: più tranquilla e rassicurante. Ai settimanali popolari sono state distribuite le foto di famiglia, la moglie Michelle è stata descritta come una perfetta donna di casa, si vede Obama che insegna alle bambine a sparare al luna park e la famiglia in vacanza a Disneyland.


Ma la settimana scorsa molti suoi supporter sono rimasti perplessi di fronte alla sua scelta di criticare la Corte Suprema quando ha bocciato la possibilità di condannare a morte chi stupra un bambino (Obama si è detto favorevole alla pena capitale per chi si macchia di crimini particolarmente odiosi, anche se non hanno causato la morte della vittima) e di non attaccarla sulla decisione di considerare un diritto intoccabile quello di possedere un´arma. Non ha osteggiato la richiesta di Bush di garantire l´immunità alle compagnie telefoniche che dopo l´11 settembre hanno spiato illegalmente privati cittadini, su richiesta del governo ma senza autorizzazione dei magistrati. Per corteggiare gli evangelici ha annunciato che darà un ruolo maggiore ai gruppi religiosi e aumenterà il numero di servizi sociali che saranno appaltati alle Chiese e ha detto che il diritto di abortire in una fase avanzata della maternità deve essere garantito in caso di pericolo per la salute della madre con limiti stretti e ben precisi, ma - a differenza dei gruppi abortisti che lo hanno sostenuto - non considera i disagi psichici come un motivo valido.


A completare il quadro bisogna raccontare come dopo aver vantato di essere il candidato finanziato soltanto dai cittadini comuni abbia cominciato in tour di cene per raccogliere fondi in cui un posto a tavola si paga 28.500 dollari a testa. La settimana scorsa a Los Angeles ha incassato 5 milioni di dollari in una sola serata, grazie ad una festa con le star di Hollywood, e ora andrà nei salotti di Park Avenue.
Il New York Times ieri lo ha criticato aspramente con un editoriale in cui ha scritto che c´è «un nuovo Barack Obama», ma che non convince: «Non ci stupisce il fatto che un candidato si sposti al centro per le elezioni generali, ma la svolta di Obama colpisce perché viene dal candidato che proponeva di cambiare faccia alla politica, dall´uomo che con passione prometteva di non fare vecchi giochi politici».


Lui tira dritto, la sua immagine è più tranquilla e moderata ma continua a promettere la chiusura di Guantanamo, la fine della guerra, l´assicurazione sanitaria per tutti, tagli fiscali ai poveri e agli anziani, di firmare gli accordi sul clima e di investire nel sistema scolastico pubblico. Ma se c´è da mettersi la spilletta con la bandiera a stelle e strisce per non essere accusato di scarso patriottismo lo fa senza battere ciglio.


Per il resto, continua a promettere il sogno. E non rinuncia ai suoi colpi di immagine e alla simbologia: sta pensando di tenere il discorso di accettazione della candidatura, quello che chiuderà la Convention di Denver, all´aperto, nello stadio dove gioca la squadra di football dei Broncos (76mila posti) anziché al Pepsi Center (20mila posti) per aprire il più possibile l´evento ai suoi sostenitori e ai comuni cittadini, non solo alla stampa e ai delegati di partito. C´è un precedente: John Kennedy al Memorial Coliseum di Los Angeles nel 1960. E se non bastasse, sarà il 28 agosto, esattamente nel 45esimo anniversario del più famoso discorso di Martin Luther King: «I have a dream».